Sophie, la mia prima fan fiction

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avril_ashley224
view post Posted on 30/7/2008, 18:45




Io l'avevo detto, "ci provo prima o poi", e alle sfide non so resistere. Così eccomi qui a cimentarmi in un' impresa come scrivere una fan-fiction.
Ditemi se vi piace o se faccio schifo. è molto più probabile la seconda, ma tentar non nuoce...
quindi eccovi la mia storiella:

PRIMO CAPITOLO



“Respirai a fondo. Feci un mezzo sorriso al ghigno di Lawrence, Poi dissi che lasciavo tutto. Il mondo mi era sfuggito di mano.
–Caro, caro Jerry, credi che ti lascerò andar via così?- Domandò beffardo Sir Lawrence.
Con gran determinazione dissi –Qualunque cosa farai, tenterò comunque di andarmene.
Lui mi guardò stupito.
In quei pochi attimi di stupore fuggii nella foresta. Sentivo dietro di me urla. Chi lasciava Sir Lawrence, non si ritrovava vivo. I passi sempre più veloci dietro di me mi spaventavano. Mi tuffai in un cespuglio.
Lasciai che gli altri tirapiedi mi passassero davanti urlanti. Poi scrissi queste pagine. Spero che”

Questa frase conclusa a metà non prometteva nulla di buono.
Sophie sospirò e chiuse il diario. Sapeva cos’era successo a suo padre.
Ucciso dai tirapiedi di Lawrence.
E questo era successo per colpa del Ministero, che lo aveva mandato a fare da spia tra i tirapiedi di Sir Lawrence.
Sophie tentò di calmarsi.
Quando cominciava a pensare al Ministero della magia s’infiammava di rabbia. Il Presidente Lupini si era dichiarato costernato per l’accaduto e aveva dato un indennità alla famiglia, ma un’indennità non restituiva il padre caduto vittima di quell’incidente.
Una lacrima, una sola, scivolò lungo la guancia.
Poi si rialzò da terra, dove si era seduta per leggere il diario. Prese un lungo respiro e si avviò dalla madre.
Lei si era ammalata dopo la morte del padre e la doveva accudire. Era diventata una Maganò. Chiese alla madre se aveva bisogno di qualcosa.
Soffocò il nodo alla gola che le era venuto per evitare che altre lacrime seguissero la prima. Lei chiese se le poteva portare un libro.
Le portò un libro allegro che la facesse stare su di morale. Da quando suo padre era mancato la madre piangeva tutte le notti e aveva sempre la febbre alta.
Le si strinse il cuore a vedere la madre pallida, con i capelli scompigliati sotto le coperte. Si recò in cucina e cominciò a pensare.
La casa dove vivevano era molto bella. I muri rosati all’esterno erano curati, con delle rose rampicanti che lo adornavano. I balconi straripavano di fiori rosa e rossi.
La cucina era una stanza ariosa, con dei mobili azzurrini e delle piastrelle a fiori blu.
Il tavolo era coperto da una tovaglia a fiorellini bianchi e blu.
Le sedie erano dipinte con una vernice blu.
Il soggiorno era una stanza grande, con un grosso divano di pelle rossa, un armadio di ciliegio pieno di calici di cristallo e una libreria.
La camera della madre era buia, i colori prevalenti il rosso cupo delle tende e del letto a baldacchino.
Sophie cominciò a ricordare.
Chiuse gli occhi e vide l’immagine del padre. Rivide se stessa in una bimba dai grandi occhioni azzurri e lunghi capelli castani scompigliati.
Erano stretti in un abbraccio. Il padre era avvolto in una casacca marrone, come l’aveva visto l’ultima volta.
Poi riaprì gli occhi. Non poteva perdersi in simili fantasie all’età di diciassette anni. Suonarono alla porta. Andò ad aprire. Si ritrovò davanti Jane, la sua migliore amica. Ricordava che la prima volta che l’aveva vista compiere una magia, aveva esclamato –che doti magiche!-.
E da lì l’amicizia prese il volo.
- Oh, ciao Jane, vieni, vieni dentro!- disse Sophie
- Grazie, Soph.-
Si accomodarono entrambe sul divano di pelle in soggiorno.
- Jane, è una fortuna che tu sia venuta. Avevo intenzione di farti vedere una cosa e speravo di vederti presto.
- adesso mi hai incuriosita. Cos’è?
- Adesso lo vado a prendere, puoi aspettarmi un attimo?
- Certo!
- Eccolo.
- Wow… cos’è?
- Il diario di mio padre.
- Cosa?
Jane conosceva il padre di Sophie, aveva partecipato al suo dolore di perderlo e sapeva quanto fosse doloroso quel periodo per i suoi ricordi. Ripercorrere quei pensieri la faceva stare male.
- E dove l’hai trovato?
- In soffitta.
- Oh Soph… Stai bene?
si limitò ad un laconico: - sì…
Jane colse la tristezza dietro quella risposta e l’abbracciò forte. Sophie si sentì un po’ meglio. Ma La tristezza e la paura di ricordare pervadevano il suo cuore.
- Soph, dalla lettura di questo diario hai capito qualcosa? Cioè… Tuo padre… è vivo, come abbiamo continuato a sperare in tutti questi anni?
- Jane… non lo so… non lo so…
Jane l’abbracciò forte, la strinse e la confortò.
Poi vide l’orologio. – Sant’Ippogrifo! Com’è tardi!devo andare!
-Peccato- sussurrò Sophie. Poi continuò –Ok, allora ciao.
L’accompagnò fino alla porta. – Ciao Soph. Mi raccomando. Non lasciarti andare.
Soph si ritrovò sola, sola con i suoi pensieri in cui annegare.
Prese l’annaffiatoio e annaffiò i bellissimi Gerani disposti sul balcone. Ne annusò il dolce profumo e si ricordò una poesia imparata a memoria, imparata da suo padre.
La disse ad alta voce per farsi compagnia mentre abbeverava i fiori:
- Gerani danzano sui davanzali
regalando agli sguardi
appassionanti balli di luce
con i loro profumati colori
mentre in giardino si fanno regine
boccioli di rose appena sfiorate
dal tocco leggero dell'invidia
di altri fiori che empiono l'aria
di estatici afrori estivi.
Sorrise nel ricordo del genitore che la canticchiava prima di andare a fare colazione.
Rientrò in casa e si abbandonò sul divano.


Edited by avril_ashley224 - 31/7/2008, 09:25
 
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